Centro Culturale "Mons. Lorenzo Bellomi"

La "Primavera Araba"

e le Comunità Cristiane nel Mondo Musulmano

Padre Paolo NICELLIMissionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere)
Lunedì 22 ottobre 2012 - ore 18:15
Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" - Trieste

Per cercare di capire cosa sia la "Promavera Araba" e in che condizioni vivano i cristiani nei paesi musulmani abbiamo invitato un missionario, padre Paolo Nicelli, del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere).

Quello che segue è un articolo scritto per il settimanale della diocesi di Trieste "Vita Nuova" da Stefano Bochdanovits.

L'altro è sempre uno stimolo a conoscere se stessi, una spinta ad andare al fondo della propria identità e della propria storia. L'esigenza di conoscere l'altro fa risalire a ciò che abbiamo in comune con ogni uomo e con ogni esperienza.

Padre Paolo Nicelli, 49 anni, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere, teologo, professore e profondo conoscitore del mondo islamico, ha toccato il tema della convivenza tra culture diverse durante un'intensa testimonianza presso la Stazione Marittima di Trieste, dal titolo La “primavera araba” e le comunità cristiane nel mondo musulmano, organizzata dal Centro Culturale Mons. Bellomi il 22 ottobre.

Raccontando la sua esperienza nelle Filippine, in Indonesia, in Egitto e i numerosi viaggi nei Paesi a maggioranza musulmana del Medio Oriente e dell'Africa del Nord, Padre Nicelli ha fatto emergere un quadro che non sempre viene rispecchiato dalle cronache che leggiamo sui quotidiani.

Infatti, spesso sentiamo raccontare di attentati terroristici contro cristiani e altre minoranze, ma troppo poco si sottolinea il fatto che non c'è mai una vera matrice religiosa sotto questi attacchi. Si tratta di pretesti per coprire ragioni politiche, economiche o ideologiche che nulla hanno a che vedere con la fede professata.

Giustamente ha spiegato che bisogna parlare di primavere arabe, al plurale, perché ogni Paese ha una storia e un contesto ben diverso. Ha parlato della Libia, dell’Algeria, dell’Egitto. In ognuno di questi Paesi ci sono modelli di convivenza diversi e la fine di alcuni regimi sta sfociando in realtà molto diverse tra loro e molto distanti dai modelli politici occidentali.

Una cosa però è certa e accomuna tutte le culture: il senso religioso dell’uomo. E’ proprio un documento del 1965, uscito dal Concilio Vaticano II, Nostra Aetate, a descrivere questo punto unitario a partire dal quale la Chiesa fonda le sue relazioni con le religioni non cristiane. Si può evangelizzare, e costruire un nuovo modello sociale, economico, politico solo mettendo al centro la persona umana e le sue esigenze più vere e profonde.

Una di queste esigenze è certamente quella di avere una propria identità, una propria storia, che non porta allo scontro, anzi, è proprio il fondamento che permette di accogliere e abbracciare l'esperienza dell'altro, di conoscerlo, di amarlo, di viverci insieme costruendo la pace e l'amicizia tra popoli e tradizioni. È un'instancabile apertura del cuore che permette di non fermarsi al pregiudizio e di dare un giudizio sempre rinnovato dall'esperienza quotidiana.

Alla fine della conferenza, numerose domande sono salite dalla platea, tra le quali molte di attualità come quella sulla Siria e il Libano, sugli Stati islamisti, sulla convivenza di religioni diverse nella nostra stessa città di Trieste e sul suo rapporto tra fede e politica.

Ma un missionario cristiano, viene chiesto in ultimo, cosa porta nei Paesi dove vive? Padre Nicelli ribalta la domanda: chiediamoci, un cristiano cosa incontra? La tensione non può mai essere quella di “portare” Cristo, come dipendesse da noi, ma quella di incontrare l'altro uomo in tutta la sua statura e in tutta la sua espressione religiosa che, dentro forme e tradizioni diverse, esprime lo stesso anelito di pace, di giustizia e di libertà che ogni essere umano, leale con la propria esperienza, cerca come un respiro inesauribile di vita.

Lo diceva il cardinale Scola durante un recente intervento al Sinodo dei Vescovi, parlando della nuova evangelizzazione: si tratta di vivere la comunità nelle sue quattro dimensioni costitutive, che sono la partecipazione all'Eucaristia, l'annuncio della Parola, la comunione vissuta e la missione come testimonianza grata che lascia trasparire la gioia dell'incontro con Gesù.

Commovente, a questo proposito, è stata la citazione che Nicelli ha fatto della vicenda dei monaci trucidati in Algeria, narrata nella recente pellicola Uomini di Dio: il martirio di quei monaci, come quello di tanti cristiani in questi ultimi anni, è un seme di speranza anche per chi li ha uccisi.


Stefano Bochdanovits

Qui trovate la registrazione dell'incontro.

Marco Gabrielli presenta padre Paolo Nicelli.

Padre Paolo Nicelli durante il suo intervento.


Un momento dell'intervento.


Il missionario del PIME..


Il pubblico nella sala Oceania AB della Stazione Marittima.

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