Centro Culturale "Mons. Lorenzo Bellomi"

"La mia vita rinata in un incontro"

La vita e opere si accoglienza e solidarietà di Novella Scardovi

Adele TELLARININeuropsichiatra infantile - Responsabile della "Fondazione Novella"
Francesco BIONDINIPresidente della cooperativa "Botteghe e Mestieri"
Venerdì 9 novembre 2012 - ore 18:15
Palazzo dei Congressi "Stazione Marittima" - Trieste

E' ormai consuetudine del Centro Culturale "Mons. Lorenzo Bellomi" organizzare un incontro di presentazione di un opere che rispondono ai bisogni concreti delle persone. Quest'anno abbiamo scelto le opere che sono nate dall'esperienza di Novella Scardovi. A tal fine abbiamo invitato Adele Tellarini, una neuropsichiatra infantile che ha seguito le opere iniziate da Novella dopo la sua improvvisa morte.

Cliccando qui è possibile ascoltare la registrazione dell'incontro


Quello che segue è un articolo scritto per il settimanale della diocesi di Trieste "Vita Nuova" da Stefano Bochdanovits.


"Ogni amore è voluto, abbracciato, accompagnato verso il suo scopo pieno: esprimere al mondo, e a sé, la tenerezza di Dio che è per tutti la vita". Questa frase di Novella Scardovi, fondatrice della casa di accoglienza San Giuseppe e Santa Rita a Castel Bolognese (Ravenna), esprime il cuore di una donna che ha dato la sua vita per l’opera di un Altro. Appena due mesi dopo l’inaugurazione della Casa, nel 1996, Novella muore a causa di un incidente stradale.

"Questa morte è stata un segno", ci racconta Adele Tellarini, sua amica a attuale responsabile della Fondazione Novella, “perché lei stessa sapeva e diceva che altri avrebbero continuato l’esperienza iniziata”.

Invitata presso la Stazione Marittima dal C.C. Bellomi venerdì 9 novembre scorso, Adele Tellarini ha portato la sua testimonianza sul tema: "La mia vita rinata in un incontro. La vita e le opere di accoglienza e solidarietà di Novella Scardovi".

Adele, che è neuropsichiatra infantile, ha spiegato come ha raccolto l'eredità della sua amica, insieme ad altri, e come l'ha poi vista crescere, aprendo altre case negli anni successivi: il Centro diurno Il Fienile a Lugo nel 2000, la Casa Novella nel 2003, Il Battello nel 2005, il Centro socio-riabilitativo La Maccolina e la Cooperativa sociale Botteghe e Mestieri a Tebano di Faenza nel 2007.

Tutto grazie al coinvolgimento e all'amicizia di tante persone che, vivendo la comunità, prendono a cuore i bambini e le ragazze madri in difficoltà, i tossicodipendenti, i disabili psichici, le anoressiche, ma soprattutto amano se stessi e il proprio desiderio di vivere una vita bella, accogliente, aperta.

Inizia tutto nel 1977. Novella conosce un gruppo di ragazzi di Gioventù Studentesca in un campeggio: cantano, ballano, giocano, pregano insieme. Dopo questo incontro, inizia a guardare se stessa in modo diverso. Era già sposata, casalinga, con un figlio piccolo e una brutta depressione. Inizia a frequentare nuovi amici adulti, è affascinata dal loro modo di vivere. Un giorno un amico sacerdote le chiede di accogliere in casa un piccolo orfano. Da lì, inizia ad ospitare in casa altre persone, pur tra mille difficoltà.

Adele racconta che Novella, in quel campeggio, le aveva confidato: "adesso non sento più la necessità di truccarmi, i miei occhi sorridono!". Rimase subito colpita dall'impeto umano che la caratterizzava: un gran desiderio di ridare agli altri il bene ricevuto fin da piccola, con la religiosità semplice che aveva respirato in famiglia, e che ora si era risvegliata.

Adesso condivideva nuovamente tutto con il marito Giuliano e coi numerosi amici che si sono coinvolti: la gioia di vedere tanti bambini, che all'inizio erano violenti e difficili, rifiorire. Una giovane madre con disturbo psichiatrico grave, senza nessuna stima di sé, nel tempo ritrova la fiducia. Accade in tanti casi, e questo incoraggia tutti.

Non mancano le fatiche e i pesi dell'organizzazione, la necessità di acquisire competenze frequentando corsi - aveva la quinta elementare - e di gestire la burocrazia necessaria per gli affidi familiari, le richieste di contributi e servizi sociali più adeguati ai bisogni. Molte iniziative, come laboratori del legno, del pane o dei fiori secchi, nascono nel tempo per raccogliere fondi.

L'ultima casa aperta si chiama La Pietra, a Lugo di Romagna. Ci vivono cinque mamme e sette bambini. Quelli senza madre hanno bisogno di una presenza costante, di una faccia da rivedere tutte le mattine, di un riferimento affettivo.

Abbiamo conosciuto il più grande dei tre figli di Novella, Paolo, perché ha vissuto a Trieste negli anni in cui prestava servizio nella Finanza, fino al 1996. Spesso forse non aveva capito la vita di sua madre, e forse aveva fatto fatica ad accettarla, ma aveva una coscienza già chiara della sua appartenenza: ogni volta che tornava al paese diceva "vado dai miei fratelli”.


Stefano Bochdanovits

Adele Tellarini durante il suo intervento, alla sua destra Marco Gabrielli, alla sua sinistra Francesco Biondini.

Un momento dell'incontro.


Vista dal fondo della sala Oceania del Palazzo dei Congressi Stazione Marittima di Trieste


Il pubblico nella sala Oceania AB della Stazione Marittima.

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